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L’alta definizione arriva al cinema amatoriale

«Il 2005 sarà l’anno dell’alta definizione»: ci si può credere se a dirlo è Steve Jobs. Ha appena lanciato Final Cut Express HD e iMovie HD, i software per effettuare l’editing di filmati in alta definizione, prodotti home per aspiranti registi. Infatti, tolto Final Cut Pro HD introdotto lo scorso anno, sono le prime applicazioni destinate al settore consumer e “prosumer” (a metà strada tra consumer e professional) per rielaborare i video in alta definizione. L’ingresso del formato HDV (High Definition Video) nella fascia prosumer era già stato anticipato dalla Sony con il lancio della videocamera HDRFX1E, con la quale George Lukas aveva girato, in alta definizione appunto, il secondo episodio di Star Wars. E proprio Kunitake Ando, presidente Sony, è salito per pochi minuti sul palco con Jobs per sancire l’inizio di una stretta collaborazione per far decollare l’alta definizione. Più che di inizio sarebbe meglio parlare di consolidamento, visto che Apple «da oltre un anno ha rilasciato FinalCut Pro HD, che denota la palese intenzione di offrire una soluzione di editing video che non abbia vincoli di formati», dice Enzo Biagini, capo di Apple Italia. «Lo sviluppo di applicativi che supportano gli standard che il mercato propone fa parte della strategia che da sempre Apple persegue su qualunque fronte, anche sul versante degli applicativi non espressamente dedicati ai segmenti professionali. Già durante la passata edizione del NAB 2004 di Las Vegas, il mercato video si è dimostrato sensibile allo sviluppo tecnologico indirizzato verso l’High Definition. Per far diventare realtà la teoria, sia Sony che Apple si stanno impegnando nello sviluppo di software e hardware che supportino il nuovo formato».

La collaborazione non è solo con Sony ma con le maggiori aziende che si stanno impegnando nell’alta definizione come Canon, JVC, Panasonic. «Le prime avvisaglie che l’HD sarebbe stato il futuro della produzione video risalgono ad almeno quattro anni fa», spiega Ottorino Baseggio, business developer Apple. «Le soluzioni però non avevano i requisiti di operabilità tali da sostenere una diffusione massiccia. Per esempio, un filmato HD non compresso occupa 130 megabyte al secondo, se riusciamo ad importare lo stesso materiale utilizzando i codec (programmi che si installano a livello di sistema e che servono per comprimere flussi di dati audio e video) nativi, lo spazio richiesto scende ad un decimo. E’ quello che Apple ha ottenuto utilizzando i codec nativi DVC (Dbrite Video Compression) Pro HD, senza richiedere hardware aggiuntivo, trasferendo via FireWire il girato direttamente dalla videocamera. Da questa relazione si può intuire quanto possa essere rapido il processo di adozione dell’HD, che ha rimosso il grande scoglio dei sistemi dedicati (con codec proprietari) i soli che poco fa sembravano in grado di trattare l’HD. A ciò va aggiunto che l’HD ha raggiunto dei livelli di prezzo abbordabili, elemento da non sottovalutare a cui va aggiunta la possibilità concreta di poter trattare con estrema flessibilità questo tipo di materiale video».

Source la Repubblica

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