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: La sfida del digitale

La sfida del digitale

Dopo l’esordio del calcio in pay per view di Mediaset (260 mila card vendute), l’Europa scopre il DTT. In Inghilterra è già boom, mentre la Francia è ferma al palo…

Larino è un piccolo centro dell’interno del Molise. Sabato 22 gennaio è stato proprio il suo più celebre cittadino, Aldo Biscardi, a dare il via su La7 alla piccola rivoluzione del calcio trasmesso con il digitale terrestre. Ma, ironia della sorte, a Larino si ricevono solo i canali digitali Mediaset (che ha annunciato in queste ore di aver venduto 260 mila card al debutto, ndr). Questo piccolo esempio aiuta a comprendere il percorso ad ostacoli che incontra la nuova tecnologia di trasmisssione, non solo in Italia. È in atto ovunque uno scontro tra spinte all’innovazione e interessi sedimentati dei vari broadcaster, con i governi a fare da arbitri, non sempre imparziali.

La copertura del territorio e la diffusione dei decoder per ricevere il segnale costituscono infatti gli indicatori per decretare il successo del digitale terrestre nei vari stati. Attualmente la situazione appare molto variegata sia a livello continentale e all’interno dei singoli Stati. Il primo Paese europeo a lanciare il digitale terrestre è stato il Regno Unito il 15 novembre 1998, nel 29º anniversario delle prime trasmissioni a colori. Oggi questa tecnologia conta circa 5 milioni di utenti e il periodo natalizio ha segnato il boom delle vendite dei decoder, con una crescita nel mese di dicembre al ritmo di 190 mila apparecchi a settimana.

Nell’aprile 1999 anche la Svezia ha iniziato la sperimentazione e nel 2004 ha aumentato il numero degli abbonati dell’88%, raggiungendo quota 374mila. La nazione scandinava presenta molte zone di montagna e una superficie estesa, condizioni che rendono meno aggressiva la concorrenza della tv via cavo e analogica. La prima, infatti, è storicamente diffusa nelle città che sono più facilmente cablabili a costi minori rispetto ai piccoli centri, mentre le trasmissioni analogiche presentano problemi di ricezione in montagna. Il Governo svedese, inoltre, ha sostenuto il lancio dei canali digitali terrestri perché intendeva, da un lato, liberare frequenze analogiche per la telefonia cellulare e, dall’altro, puntava a promuovere, attraverso i nuovi canali digitali – che rendono possibile la moltiplicazione dell’offerta televisiva – la diffusione di programmi educativi della tv di Stato anche a livello locale.

In Belgio e Svizzera esiste una buona penetrazione dei canali via cavo e satellite. C’è però un grande interesse per implementare l’offerta di contenuti e accontentare i diversi gruppi linguistici e culturali presenti nei due paesi. Pur con notevoli differenze nella conformazione del territorio, che ha reso più agevole il lancio in Belgio e meno in Svizzera, tra il 2001 e il 2003 la sperimentazione è stata avviata in entrambi gli stati.

In Spagna la scarsa concorrenza di cavo e satellite ha indubbialmente favorito la penetrazione del digitale terrestre, iniziata nel maggio del 2000. In Germania, invece, la concorrenza della tv via cavo è molto forte e si assiste ad un forte diffusione dei canali satellitari. Il lancio è avvenuto a fine 2002 e si è puntato sulla sfida tecnologica per farsi largo nel mercato dell’emittenza. L’interesse si è concentrato sulla possibilità di ricezione mobile del segnale digitale sia in viaggio che all’interno delle abitazioni.

Si attende il debutto del digitale terrestre in Francia, previsto a marzo 2005 per i canali che già trasmettono con modalità analogica e per quelli satellitari diffusi in chiaro. Per i canali a pagamento si dovrà, invece, aspettare settembre. Al momento, sono in corso trasmissioni sperimentali per superare i problemi tecnici ancora presenti. In Irlanda c’è una popolazione rurale poco disponibile a spendere per il satellite e poco raggiungibile dalle connessioni via cavo, ma il progetto appare in ritardo, pur offrendo in prospettiva sviluppi interessanti. Lo stesso dicasi per l’Europa dell’est dove la tecnologia digitale ha appena mosso i primi passi.

In generale, come aveva già rilevato nel 2000 dal libro bianco dell’Authority italiana per le Comunicazioni, sembra che si siano sottovalutate le difficoltà di penetrazione della nuova tecnologia, mentre sono sorti anche problemi nell’assegnazione delle frequenze. Dato l’attuale quadro della situazione, la data del passaggio completo dall’analogico al digitale sembra allontanarsi.Tale traguardo, previsto indicativamente tra il 2006 e il 2015, sembra oggi collocarsi nel prossimo decennio per gran parte dei paesi europei.

Quelle Affari Italiani

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